Contenuto principale

Messaggio di avviso

Questo sito utilizza i cookie per migliorare servizi ed esperienza dei lettori. Se decidi di continuare la navigazione accetta il loro uso.  Per ulteriori informazioni Clicca qui

Parchi e Musei storici

Parchi e Musei storici (4)

"Quando il popolo non ha più senso del suo passato vitale, si spegne" (Cesare Pavese)

Mercoledì, 26 Ottobre 2016 10:01

Gli antichi Etruschi

Scritto da

etruschi1In località Forcello, nella frazione di San Biagio, gli scavi archeologici condotti dall'Università di Milano stanno riportando alla luce un'antica città etrusca, datata VI secolo a.C. Non sappiamo come si chiamasse , ma la sua importanza storica e culturale è enorme, in quanto si tratta della città etrusca situata più a Nord, fra i siti etruschi finora scoperti. Le tracce archeologiche conducono fino al IX secolo a.C. ma il terreno "vergine", privo dei segni lasciati dall'uomo, non è ancora stato toccato...Il Forcello è un dosso di origine prevalentemente artificiale, formatosi in seguito all'accumularsi di strati archeologici che testimoniano la vita dell'abitato; la sua estensione è valutabile attorno ai 13 ettari.

Perchè questo abitato è proiettato verso il Nord Europa? Lo spiegano i fiorenti commerci dell'epoca: gli Etruschi facevano da intermediari tra i prodotti greci e le mercanzie della Gallia: le merci arrivavano via acqua e venivano caricate e scaricate su un piccolo isolotto, l'abitato etrusco del "Forcello". E' difficile sopravvalutare la rilevanza di questo sito archeologico, a due passi da Mantova e Verona. Anzi: si ritiene che l'antica Mantova possa essere proprio il nostro abitato etrusco! Coloro che si insediarono al Forcello contavano sul fatto che trovarsi su un'isola (a quel tempo l'acqua circondava l'abitato) avrebbe facilitato le comunicazioni per via fluviale e reso possibile l'utilizzo di un'insenatura dai bassi fondali, al riparo dalla corrente principale del fiume. In definitiva, si trattava di un autentico porto commerciale. Si é scoperto che gli abitanti, forse a causa di un'inondazione, costruirono un secondo terrapieno a 33 metri di distanza dal primo costruito in precedenza: oggi osserviamo un vero e proprio accumulo, largo circa 8 metri, di argilla compatta e pressata. Il terrapieno doveva cingere certamente l'intero abitato, e ne rimane significativa traccia nelle ondulazioni del terreno. La città etrusca era ortogonale, con case allineate lungo canali artificiali scavati come collettori fognari. Grossi pali sostenevano passatoie lignee per poter camminare sopra l'acqua. Sono già stati riportati alla luce due canali artificiali che corrono paralleli lungo tutto l'abitato, di cui costituiscono il principale asse di attraversamento.

A Sud ovest dei canali sono state messe in luce alcune abitazioni a pianta rettangolare. Erano costruite con materie prime deperibili, legno, canne palustri, paglia e argilla cruda o parzialmente cotta. L'interno degli edifici abitativi è sempre provvisto di uno o più focolari e di arredi: scaffalature, tavolini, sedili, panche. I pavimenti erano di terra battuta; il tetto era a doppio spiovente e costruito assai probabilmente con paglia pressata, per non sfondare la sommità.

Gli scavi testimoniano una vera e propria operazione di bonifica, terminata forse verso il 500 a.C. Centro commerciale, il Forcello si caratterizzava per il carico-scarico di olio e vino e altre mercanzie. L'agricoltura occupava un posto importante nel sostentamento quotidiano. Venivano coltivati cereali e leguminose, come si capisce dal ritrovo delle derrate alimentari: lenticchie, fave, piselli, frumento e orzo. La pratica dell'allevamento è assai sviluppata con la netta prevalenza del maiale sulle capre e i bovini. Sono state ritrovate molte ossa di pesce, in particolare vertebre e mandibole di luccio. La pesca è attestata anche dal rinvenimento di numerosi ami di bronzo di varie grandezze. Sono numerose e sorprendenti le testimonianze archeologiche offerte dal Forcello; il quadro complessivo dipinge un sito di straordinario interesse: durante il VI secolo a.C. Greci ed Etruschi avevano stabilito rotte commerciali nell'Alto Mar Tirreno e, grazie alla fondazione della colonia di Marsiglia a opera dei Greci di Focea, si poteva raggiungere i territori celtici risalendo il Rodano. Il Forcello era il centro etrusco più importante a Nord del Po, e la città aveva carattere di emporio, come dimostra la grande quantità di materiali di importazione che vi sono stati ritrovati: ceramica, anfore, vasellame, otri. Gli Etruschi erano anche il tramite per cui i Greci si procuravano lo stagno, necessario per produrre il bronzo. Il sito etrusco del Forcello è testimonianza archeologica di livello mondiale. La ricerca scientifica al Forcello è costante ed è divenuta fonte di dati e notizie fondamentali.

Parco archeologico del Forcello (1)
Parco archeologico del Forcello (2)
Parco archeologico del Forcello (3)
Parco archeologico del Forcello (4)

Informazioni
Per visite guidate è possibile telefonare al 348 720 1518 o inviare una e-mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Martedì, 25 Ottobre 2016 16:27

Museo della civiltà contadina

Scritto da

Da oltre cinque anni prosegue sul territorio bagnolese un'interessante raccolta di materiale etnografico riguardante i vari aspetti della civiltà contadina nella prima metà del '900.

Storia del museo

Da oltre tre anni prosegue sul territorio bagnolese un'interessante raccolta di materiale etnografico riguardante i vari aspetti della civiltà contadina nella prima metà del '900, in linea con un progetto del Provveditorato:"Dalla memoria alla storia" che coinvolge numerose famiglie, la scuola, l'Ente locale, associati e altre agenzie educative e culturali a cui vanno sinceri riconoscimenti.

Dentro il museo

museo contadinoPur nella semplicità degli obiettivi e nei limiti delle strutture, il percorso didattico si è arricchito di nuovi settori, di una mostra permanente, di momenti laboratoriali-espressivi, mostre e simulazioni educative ricche di "segni e significati" per i ragazzi. La collaborazione di esperti conferisce serietà al progetto di ricerca che non si limita alla conservazione nostalgica, ma tende a rileggere momenti della nostra storia di paese e frazioni attraverso documenti e situazionicontestualizzate con la presenza di persone che hanno vissuto il recente passato consegnandoci il calore delle testimonianze, l'esperienza dei vissuti, il significato delle trasformazioni e la responsabilità dei valori.

Museo didattico per la memoria consepevole

Seminascosto dal contesto agricolo di Corte Renolfa (quasi un presepe del piccolo mondo antico in contrasto con le luci abbaglianti della vicina Città della Moda) il Museo etnografico sorprende il visitatore per l’autenticità di un ricco patrimonio storico – materiale, esposto per argomenti tematici inerenti a tutta un filosofia di vita della prima metà del Novecento.
Non capita spesso che convergenze collaborative tra scuole – istituzioni – famiglie – volontari, sappiano trasformare un’accurata Ricerca scolastica in : Mostra permanente – Associazione culturale – attività museale, caricando i percorsi di valenze educative ad alto spessore antropologico e rintracciabilità affettive, riconducibili al presente.
L’aggettivo didattico che caratterizza l’insegna del museo investe non solo una singolare carrellata di fonti storiche e materiali da salvaguardare da tarlo del Tempo, significativi percorsi pedagogici modulati con pertinenti strategie educative, ma anche momenti rievocativi, quasi terapeutici per i nonni che, mentre aiutano a restaurare strumenti di un tempo, ricordano e commentano vissuti comuni: quando il pane era polenta, quando l’acqua era pulita, quando ci si accontentava di poco, quando la sostanza valeva più dell’apparenza, quando il tempo non era denaro, quando “mettere in memoria” toccava la pelle e il cuore…. (mentre un gròp in dal stomach, rende gli occhi lucidi di commozione).
Un tempo ritrovato, quindi che scandisce momenti di vita quotidiana dell’antica civiltà rurale, riletta con un neorealismo pedagogico montessoriano e simpatiche chiavi di lettura che permettono agli alunni di integrare apprendimenti scolastici e comprendere :

  • vissuti e documenti della propria storia personale - familiare - microstorie di paese - frazioni
  • trasformazioni ambientali, usanze, conquiste sociali, innovazioni e abilità artigianali
  • segni significati, sentimenti di calde testimonianze che portano al rispetto dei nostri anziani, consegnandoci esperienze di vissuti – aspirazioni – insegnamenti e la responsabilità dei valori.

Dall’emotiva analisi di “una storia ancora maestra di vita” scaturiscono interessanti progetti che danno vita a freddi documenti d’archivio, sbiadite fotografie e ingombranti strumenti intrisi di terra - sudore - sostanza - senso solidale.
Collaudati argomenti riproposti dalle insegnanti sono:

  1. “Tra Mincio e Po: case, corti, chiese, canali, coltivazioni….
  2. “La scuola di ieri: dal calamaio al computer, arredi, sussidi, metodologie, pagelle, compiti
  3. “Dalle ruote della fatica, a quelle del progresso: piccoli e grandi mezzi di trasporto…
  4. “ Giochi e giocattoli ieri e oggi: fantasia, creatività, regole, simulazioni, coordinazione mot.
  5. “ Ambiente cucina: la vera storia del pane, del latte, del vino, polenta, conserve, sapori…
  6. “Angolo letto e abbigliamento: tessitura ieri e oggi, culla , lettino, lettone
  7. “Vecchi mestieri scomparsi: ingegnosità artigianali e trasformazioni attrezzi e strumenti
  8. “Devozioni – superstizioni: proverbi, modi di dire, filastrocche, espressioni dialettali…
  9. “Primi segni di progresso che collegano l’antica civiltà rurale al periodo pre-industriale

 Interessanti inoltre risultano i LABORATORI ARCHIVIO sotto le scuole elementari, dove si evidenziano stratificazioni di esperienze didattiche, pertinenti settori di ricerca, cartelloni illustrativi ed elaborati di mostre svolte sul territorio nel corso degli anni. Premesso che ogni paese dovrebbe conservare il proprio Angolo della Memoria documentata, la specificità bagnolese nel coinvolgere le persone su un PROGETTO condiviso, nasce dal quesito provocatorio: “… E se non si trattasse solo di amarcord – tuffi nel passato nostalgico, ma di esperienze forti – aspirazioni – insegnamenti e valori tuttora significativi, a che affidare il testamento di questa civiltà se non alle didattiche scolastiche ?”
Interessanti considerazioni emergono dai bambini nel contatto diretto - tridimensionale con oggetti affettivi intervistati direttamente in classe (es. macchina da cucire nella storia della tessitura; macinino da caffè; scaldaletto; carillon; fionda; cartella e pagella della nonna; lanterna … ) descrivendone i materiali, le funzioni, trasformazioni correlate al presente e coinvolgendone aspetti pluridisciplinari = scienze - lingua - storia - espressività… nell’emotiva sensorialità che aggancia concetti e sentimenti;

  • evidenziando un’artigianalità paziente, ingegnosa, manuale…. non costruita in serie;
  • analizzando attuali ritmi di vita accelerati non solo per i tanti impegni, ma anche per le incalzanti tecnologie che …. ti fanno sembrare sempre indietro;
  • focalizzando un “usa e getta” indiscriminato che tende ad accantonare rintracciabilità affettive e sentimenti ed un “tutto e subito” teso ad anticipare nozioni preconfezionate, pregiudicando l’importanza d’imparare da soli anche sbagliando, memorizzando saperi più trasmessi che sperimentati;
  • facilitando la comprensione di un colorito linguaggio dialettale legato al lento ritmo delle stagioni, al buon senso e ai vissuti esperienziali degli anziani (creando così un simpatico by-pass educativo tra generazioni diverse.

Reso il dovuto riconoscimento ad esperti, pedagogisti e a tutta una vasta letteratura in proposito, la sfida didattica bagnolese di investire nell’educabilità scolastica vissute testimonianze recenti, può risultare controcorrente e priva di gratificanti visibilità, ma promuove fiducia sui processi formativi delle giovani generazioni:

  1. la responsabilità di una memoria condivisa e non solo celebrata: “bisogna anca voltars’ in drè, par andar avanti méj!”
  2. stimola il senso della ricerca nelle analogie tra civiltà diverse sulla linea del tempo;
  3. motiva percorsi educativi d’appartenenza sul proprio tessuto territoriale, compensando preoccupanti vuoti, analfabetismi di ritorno, dissolvenze di memorie parentali, striscianti sovvertimenti di priorità valoriali.

Superate quindi pregiudiziali saccenti bucoliche – nostalgiche: “parchè maèstar, di càncar vèch possono fare storia?”
Forse per meglio contestualizzare il divenire storico rileggendo i segni della mano dell’uomo, lente conquiste sociali, mutamenti, specificità produttive e significative tradizioni…
Forse per riagganciare generazioni diverse, rileggendo le privazioni sul volto dei nostri anziani, i limiti e le comprensibili perplessità nel capire come, all’attuale progresso, non corrispondano migliori condizioni di vita…

Forse per rieducare i ragazzi su coordinate eco-ambientali comuni a tanti paesi, che la storia dell’uomo può ancora essere maestra di vita tramite percorsi antropologici innovativi, metodologie sperimentali, sensibili approcci che interagiscono con i documenti colorandoli di emotivi vissuti personali e considerazioni socializzate.
Forse per riappropriarci dell’uso del TEMPO nel rispetto di ritmi di vita a misura d’uomo, priorità convivenze sociali…“setacciando” immagini e saperi preconfezionati – optionals accattivanti - produttività sofisticate - pubblicità invadenti… da vissuti e valori ancor caldi sotto la polvere di ieri, ancor significativi, pur nei limiti di strutture e didattiche sperimentali (autentiche perché prive di ambienti asettici e cartelli dalle scritte Non Toccare, considerando così il visitatore museale più come soggetto interattivo che cliente da assecondare).

Per informazioni
Ins. Ragazzi Silvano (Ufficio Scuola/Cultura del Comune)

Giovedì, 13 Ottobre 2016 16:12

Museo Archeologico del Forcello

Scritto da

Il Parco Archeologico del Forcello di Bagnolo San Vito, pochi km a sud est di Mantova, sorge intorno ai resti di un importante abitato etrusco di VI-IV sec a. c.. Gli scavi archeologici condotti nel sito dal 1981 ad oggi, con la direzione scientifica del prof. de Marinis dell'Università degli Studi di Milano, hanno portato alla luce, anno dopo anno, una piccola porzione di questo abitato, ma con una lunga sequenza stratigrafica, articolata in otto fasi insediative principali.

Il progetto del Parco Archeologico, nasce dall'esigenza di salvaguardare almeno una porzione dell'abitato dagli insistenti e distruttivi lavori agricoli e al fine di valorizzazione e divulgare i risultati scientifici conseguiti con gli scavi.Le scoperte effettuate nell'abitato etrusco del Forcello, la cui ricchezza ed importanza sono già da lungo tempo note in ambito scientifico, hanno finalmente un efficace strumento per essere messe al servizio della divulgazione e della didattica.

Visita il sito ufficiale www.parcoarcheologicoforcello.it

 

Giovedì, 13 Ottobre 2016 16:06

Museo diffuso del fiume

Scritto da

Il Museo Diffuso del Fiume - Conca del Bertazzolo nasce grazie alla fruttuosa collaborazione delle Amministrazioni Comunali di Bagnolo San Vito e di Roncoferraro, insieme a Regione Lombardia, per un progetto culturale nato, cresciuto e maturato negli anni scorsi nell’ambito del Museo Diffuso - Conca del Bertazzolo e del più vasto comprensorio dell’Ecomuseo della risaia, dei fiumi, del paesaggio rurale mantovano.

Oggetto dell’indagine di archeologi e storici una porzione di territorio, quella del Basso Mincio da Mantova al Po, strategicamente importante per la storia della città di Mantova e del suo territorio. In un percorso fondato su basi scientifiche, ma volutamente didattico, costituito da pannelli esplicativi a diversi livelli di lettura, da modelli e video in lingua italiana e inglese, gli esperti ne hanno colto l’evoluzione nel tempo, dall’antichità ai giorni nostri. Il risultato è quello di un suggestivo percorso il cui filo conduttore è costituito dall’acqua, intesa come risorsa indispensabile all’insediamento, all’agricoltura, alla difesa militare, alla comunicazione e al commercio.

Elemento vivificante e al contempo, con le alluvioni, minaccia alla sopravvivenza delle comunità rivierasche e più estesamente della stessa Mantova, del Serraglio e delle basse terre orientali.

Guida di eccezione è Gabriele Bertazzolo (1570-1626), il più famoso degli ingegneri idraulici mantovani, dalla cui professionalità sono dipese, anche dopo la sua morte, le sorti della città e del Ducato gonzaghesco.

Il Museo è stato allestito accanto alla sua più celebre creazione, la conca di navigazione, parte integrante del percorso di visita con la novecentesca conca Vittorio Emanuele III e il moderno scaricatore di Mincio.

Responsabilità e cura scientifica: Carlo Togliani

pdf Museo diffuso del fiume - volantino illustrativo